Il Prosecco:
un’esperienza da raccontare
un’esperienza da raccontare
Per iniziare un viaggio fuori dall’ordinario, nel mondo unico del Prosecco, c’è da prepararsi bene. Voi tirate fuori i bicchieri, che al vino e alle storie ci pensiamo noi.
Un po’ scienziato, un po’ musicista. A noi, l’enologo piace raccontarlo così, abile nel mixare tutte le componenti essenziali per trovare l’equilibrio perfetto e conferire al suo Prosecco nuances, accenti e sapori che solo lui ha in mente.
Il Prosecco deve trascorrere in autoclave almeno 30gg. È il tempo minimo perché l’anidride carbonica, prodotta dall’azione dei lieviti selezionati, si leghi stabilmente al vino. Il risultato è il perlage, le bollicine inconfondibili del Prosecco.
Per realizzare il Prosecco servono due fermentazioni. Ed è nella prima che il mosto si trasforma in vino. Questa avviene rigorosamente con pressatura soffice delle uve: solo così il mosto mantiene la sua parte più nobile e tutti i suoi profumi.
Martinotti e Charmat come Al Pacino e Marlon Brando. Nel film Il Padrino, i due protagonisti non non compaiono mai nella stessa scena. Così Martinotti e Charmat, pur essendo gli inventori del metodo alla base del Prosecco, non hanno mai lavorato insieme al progetto.
Il metodo Martinotti-Charmat prende il nome dai suoi inventori. Martinotti inventò e brevettò il sistema di rifermentazione in vasche di acciaio inox per la produzione dello spumante. Ma grazie a Charmat il metodo fu ingegnerizzato per poterlo utilizzare nella produzione industriale.
Il Prosecco ai tempi della Confraternita. Nel 1945 nasce la Confraternita dei Cavalieri del Prosecco: i viticoltori di Conegliano riuniti per tutelare e sviluppare la viticoltura della zona. In pratica i prozii delle Doc e dei disciplinari che oggi regolano la produzione di Prosecco.
Anche il Prosecco è andato a scuola. L’evoluzione delle tecniche di spumantizzazione accelera tra fine 800 e inizio 900, proprio grazie alla Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano, fondata da Carpené, e l’Istituto Sperimentale di Enologia di Asti, diretto da Federico Martinotti.
È il sound che è sinonimo di divertimento. È la colonna sonora di ogni brindisi. È il pezzo forte di ogni party playlist. È il “pop”. Sì anche il genere musicale. Ma qui parliamo del tappo che esce dalla bottiglia di Prosecco: pop! Ma attenzione, non deve mai saltare, accompagnatelo con gentilezza.
Il Prosecco con le sue bollicine fini e persistenti è un classico dell’aperitivo. Ma è anche una garanzia a tutto pasto. Nella versione brut, accompagna i carpacci di pesce, i crostacei e i molluschi. Nella versione dry conclude alla grande ogni cena con un dessert.
Un cru è un’area di elevata qualità all’interno di una più estesa. Cartizze in Valdobbiadene è un esempio. Un’altura a tratti ripida e scoscesa, più simile alla montagna, dove si coltivano uve Glera e si produce un Prosecco più intenso e complesso: il Valdobbiadene Superiore Cartizze DOCG.
Quando il blend tra le uve Glera e il Pinot Nero trascorre 60 giorni in autoclave, il risultato è un Prosecco DOC Rosé capace di muoversi tra note fruttate e profumi di rosa.
Il Prosecco DOC Millesimato Brut fermenta una prima volta in acciaio alla temperatura di 15°-16° e poi passa in autoclave per almeno 30 giorni. Questo vuol dire prepararsi con largo anticipo per arrivare puntuale al tuo aperitivo.
Quando leggi brut sull’etichetta sei davanti a bollicine con poco residuo zuccherino. Brut infatti significa secco. È francese. E nasce nel primo 900 per etichettare i primissimi champagne secchi. E da allora è uno standard per ogni spumante e Prosecco.
Breve quiz: cosa si produce con uve Glera vendemmiate nello stesso anno? Prosecco Millesimato.
Il millesimo è l’annata (è francese, di nuovo!). E se il Prosecco è fatto da sole uve raccolte e lavorate in un’unica annata allora è un millesimato.
Perché si chiama dry (in inglese “secco”) una tipologia di Prosecco con un importante residuo zuccherino? Il termine nasce a fine 800 per definire uno Champagne meno dolce e pensato per il mercato inglese. Ecco perché dry si usa per classificare uno spumante un po' più secco del dolce. Ma non troppo.
Le bollicine del Prosecco nascono dalla doppia fermentazione. Dopo la prima, ne avviene una seconda con l’aggiunta al vino di una miscela di zuccheri e lieviti. In questa fase avviene la cosiddetta presa di spuma e il vino diventa spumante Cin!
Quel pezzo indie che ti piace tanto è un po’ come il nostro Prosecco DOC Brut. Uno ti entra in testa e non smetteresti mai di canticchiarlo. L’altro ha quella freschezza e piacevole acidità sul finale che ti invita ad assaggiarlo più e più volte.
Ridurre i tempi e i costi di produzione, mantenendo alta la qualità. Con questa idea, Federico Martinotti sfidava il metodo classico francese e nel 1895 creava il “suo” metodo di spumantizzazione, con rifermentazione del vino in autoclavi a temperatura controllata. Chapeau!