Il nostro Prosecco è solo con
metodo Martinotti
metodo Martinotti
Il Prosecco esiste in tante forme. E a noi piace interpretarle tutte. Ma di metodo, beh, ce n’è solo uno: quello del mitico Martinotti. Il metodo italiano che ha trasformato il mondo della spumantizzazione.
Perché proprio il metodo Martinotti?
Se abbiamo deciso di fare solo Prosecco è perché vogliamo farlo alla grande. Il metodo Martinotti è l’ideale per mantenere la freschezza e gli aromi dell’uva Glera. Il risultato è un vino fresco e beverino, con basso grado alcolico. I suoi profumi sono floreali e fruttati, il colore è giallo paglierino. E poi c’è l’inconfondibile perlage. Insomma, un Prosecco all’altezza del suo nome.
La fermentazione che non è seconda a nessuno
Il segreto è tutto nelle grandi autoclavi in acciaio inox, a pressione e temperatura controllate. Qui avviene la seconda fermentazione alcolica necessaria per la presa di spuma. Questa si sviluppa aggiungendo al vino base i lieviti selezionati, con il boost iniziale dato dagli zuccheri. Nelle autoclavi si forma così anidride carbonica e da lì esce solo insieme al vino. Minimo 30 giorni, perché l’anidride carbonica si leghi stabilmente al vino e le bollicine non svaniscano al primo “pop” del tappo.
Un’idea che ha fatto storia
Asti. 1895. Per produrre il Moscato Champagne Federico Martinotti inventa e brevetta il suo metodo di spumantizzazione, più semplice e meno costoso del “cugino” francese il metodo Classico. La sua intuizione è rivoluzionaria: far svolgere la rifermentazione del vino in grandi vasche di acciaio inox invece che in bottiglia. Qualche anno dopo fu Charmat a completare il lavoro di Martinotti, ingegnerizzando il metodo per portarlo nella produzione industriale. Il resto è storia, con l’evoluzione delle tecniche di spumantizzazione e la consacrazione del metodo Martinotti-Charmat. Per tutti il metodo italiano.